Acqua potabile: i numeri dell’Istat

Acqua potabile: i numeri dell’Istat

L’anno scorso, in occasione della Giornata Mondiale dell’acqua, ISTAT ha pubblicato uno studio sul consumo dell’acqua in Italia e anche sulla fiducia degli italiani nel bere l’acqua di rubinetto. I dati dimostrano che è cresciuto il gradimento verso l’acqua del rubinetto e anche la soddisfazione verso i gestori del servizio idrico:

·       29% la quota di famiglie che non si fidano a bere l’acqua del rubinetto, in netto calo rispetto al 40% registrato nel 2002

·       8 famiglie su dieci sono soddisfatte del servizio idrico, con i dati migliori nel Nord Italia

 

Maggior fiducia nel servizio idrico

Sono molti i fattori che possono avere influito su questo “cambio di mentalità”.

Sicuramente i Gestori del Servizio avranno saputo comunicare in maniera corretta, dimostrare l’attenzione verso una fornitura di qualità e dare evidenza degli interventi e dei controlli.

D’altro lato negli ultimi anni sono state realizzate molte campagne per incentivare l’utilizzo dell’ “acqua del Sindaco” e le bottiglie in plastica sono state più volte tema di dibattito, in quanto rientrano tra la plastica “usa e getta” a cui si riferisce anche la recente irettiva europea SUP (Single Use Plastic Directive).

 

Consumatori di acqua minerale

In Italia comunque si continua anche ad utilizzare l’acqua minerale: nel 65% delle famiglie almeno un componente acquista più di un litro di acqua minerale al giorno.

In particolare:

·       67,7% di acquisto nelle Isole

·       62,8% al Sud

·       74,4% in Umbria (alla guida della graduatoria)

·       48,9% in Trentino Alto Adige (al posto più basso della lista)

 

Acqua a scopi potabili

Per gli scopi potabili vengono prelevati giornalmente in Italia 25 milioni di metri cubi di acqua, 419 litri al giorno per abitante, a coprire le necessità domestiche, pubbliche, commerciali e produttive su tutto il territorio.

L’acqua prelevata per uso potabile deriva da:

·       84,8% da acque sotterranee

·       15,1% da acque superficiali

·       0,1% da acque marine o salmastre 

Più della metà dei prelievi proviene da fonti di approvvigionamento che si trovano nelle regioni del Nord-ovest e del Sud. In particolare, la Lombardia è la regione dove si preleva il maggior volume di acqua per uso potabile, seguita da Lazio e Campania.

 

Il distretto del fiume Po

Nel 2018 il maggiore prelievo di acqua per uso potabile, pari a 2,8 miliardi di metri cubi, si è verificato nel distretto del fiume Po.

Nell’area della Pianura Padana inoltre è molto diffuso lo sfruttamento dei pozzi: il 68% del volume di acqua complessivamente prelevato nell’anno deriva proprio da questa fonte.

Il fiume Po, come gli altri bacini fluviali, è costantemente tenuto sotto osservazione: è stato nel corso dei monitoraggi promossi nel 2013 dal CNR e dal Ministero dell’Ambiente su potenziali inquinanti dei bacini fluviali italiani, che è stata portata alla luce la contaminazione da PFAS.

 

La nuova Direttiva Europea sulle acque ad uso umano

Proprio i PFAS, insieme ad altri inquinanti emergenti come le microplastiche e gli interferenti endocrini, saranno tra i nuovi parametri da monitorare obbligatoriamente per legge.

Il 23/12/2020 infatti è stata pubblicata nella Gazzetta Europea una nuova direttiva UE sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, la Direttiva 2020/2184, che per la prima volta introduce in maniera specifica l’analisi di questi inquinanti.

Attualmente in Italia su questo tema vige il D.Lgs 31/01, che resterà in vigore fino al recepimento della nuova direttiva, previsto entro il 2023.

 

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