Analisi del terreno: perché serve fare un buon campionamento
Le analisi del terreno rappresentano uno strumento indispensabile per poter definire un corretto piano di concimazione: attraverso l’aiuto di un agronomo ma anche tramite riviste e siti specializzati è possibile interpretarle e calibrare bene la concimazione a seconda del tipo di suolo e delle coltivazioni che si intende fare.
Grazie all’analisi è anche possibile capire se ci sono contaminazioni che potrebbero compromettere le colture. In linea generale, si consiglia di effettuare le analisi del terreno ogni 3-5 anni o all’insorgenza di una problematica riconosciuta.
Le fasi importanti prima dell’analisi
Prima di effettuare l’analisi è importante:
• effettuare un buon campionamento del terreno
• non prelevare il campione nei pressi di fossi o corsi d’acqua
• il prelievo deve avvenire in modo del tutto casuale all’interno dell’area
• la profondità di prelievo segue la profondità di aratura, quindi indicativamente dai 5 ai 50 cm, scartando quindi la parte più superficiale
• la campionatura andrebbe effettuata facendo intercorrere almeno 3 – 4 mesi dall’ultima concimazione
È buona norma, inoltre, evitare di mescolare il campione di terreno tramite attrezzature sporche, che potrebbero così contaminarlo e compromettere le analisi. L’ideale sarebbe proprio quello di miscelare il campione semplicemente a mani nude.
Il campione rappresentativo
Dall'esame di pochi grammi di terreno si ottengono informazioni che vengono estese ad una massa di terreno di alcune tonnellate: è quindi evidente la necessità di procedere seguendo rigorosi criteri di campionamento.
In altre parole, poiché il campione di terreno deve contenere tutte le informazioni sul suolo d’origine, esso deve rispecchiare, quanto più possibile, le proprietà dell’area a cui si riferisce; ne consegue che il campionamento è un'operazione estremamente delicata. I suoli raramente sono omogenei, anzi presentano un’estrema variabilità sia in superficie che in profondità e talvolta ciò lo si riscontra in spazi ristretti, anche in un giardino o in un solo campo coltivato. Anche quando apparentemente c’è omogeneità, si potrebbe avere una notevole variabilità nella tessitura, nel tipo di struttura o nel contenuto di sostanza organica e dei diversi nutrienti. Conviene quindi procedere sempre in modo da avere un campione costituito da vari prelievi fatti in tutta l’area da esaminare.
Come fare il campionamento
Rappresenta la fase più critica e frequentemente sottovalutata, spesso anche dagli agricoltori. Come detto, il primo aspetto da considerare è quello di prelevare nella maniera corretta un campione (o più campioni), che rappresenti l’intero appezzamento di terreno.
Anche se l’analisi viene effettuata con strumentazione avanzata e metodiche analitiche all’avanguardia, un campione non rappresentativo avrà sempre valore scarso o nullo.
Per questo motivo si sente spesso consigliare il campionamento dei terreni chiamato a “W”, che consente di coprire gran parte del terreno in esame.
Una volta stabilita la zona da campionare, si dovranno escludere dal prelievo le aree “anomale”, con ristagni idrici, cumuli di concime, ecc.
Si procederà quindi scegliendo i punti nei quali fare i singoli prelievi elementari, lungo un percorso tracciato sulla zona di campionamento, formando una immaginaria lettera W.
Il percorso a W attraversa tutto l’orto o il giardino e raccoglie quindi campioni su tutta l’area.
I prelievi elementari, effettuati nei singoli punti, sono costituiti da piccole quantità di terreno che vanno messe in un secchio pulito e mescolati fra loro, rompendo le zolle, per poi prelevare dal secchio il campione finale, un vasetto di terreno rappresentativo.
Giardino, orto o campo? A ciascuno il suo campionamento!
Nel caso in cui il proprio terreno sia più grande di 10x10m, si può optare per far analizzare più campioni, dividendo idealmente il terreno in più parti e ripetendo la procedura a W per ciascuna di esse. Per superfici molto limitate invece (es. 2m x 2m) non è necessario eseguire lo schema a W, basta mettere insieme nel secchio almeno 3 prelievi casuali.