Pubblicati dati sui PFAS negli alimenti

Pubblicati dati sui PFAS negli alimenti

L’Italia e il Veneto in particolare sono territori molto sensibili alla problematica dell’inquinamento da PFAS: lo scorso settembre sono stati resi noti da Greenpeace e dall’associazione Mamme NO PFAS i dati di alcuni monitoraggi su alimenti effettuati nel 2017 dall’Istituto Superiore di Sanità e che prima non erano mai stati completamente divulgati.

Molte matrici ambientali coinvolte

L’inquinamento da PFAS è piuttosto ubiquitario. Sebbene una delle vie di contaminazione più importante sia l’acqua, numerosi studi hanno dimostrato che possono essere presenti anche nell’aria, piuttosto che nei rifiuti e nei terreni. Questo innesca inevitabilmente delle contaminazioni degli alimenti, in particolare animali e vegetali allevati o coltivati nei territori interessati da questo tipo di inquinamento.

Le analisi effettuate

Nel 2017 l’Istituto Superiore di Sanità aveva infatti analizzato oltre 1.200 campioni di alimenti prelevati nella zona rossa, distribuiti equamente tra vegetali e di origine animale. Dai dati forniti, emerge che i prodotti che hanno assorbito le dosi maggiori di contaminati, tra quelli analizzati, sono le uova di gallina, il fegato di maiale e le carpe. I campioni positivi risultano 204 su un totale di 1.248 analizzati.

Una problematica complessa

Nella famiglia dei PFAS sono compresi circa 5.000 composti sintetici. La loro presenza in acqua, negli alimenti e nei materiali a contatto con gli alimenti è regolamentata in maniera differente nei vari paesi europei ed extraeuropei.

Vi è un’attiva discussione a livello Europeo su quali sostanze possano costituire delle valide alternative a PFOA e PFOS, sia dal punto di vista industriale sia per quanto riguarda la sicurezza dell’ambiente e della salute umana.

La questione veneta

La Regione è stata una delle prime in Europa a porre dei limiti restrittivi sui PFAS: oggi l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in Veneto ha fissato limiti stringenti in acqua e rifiuti.

Il monitoraggio dell’acqua

Contro la contaminazione da PFAS sono stati installati sistemi di depurazione e tutti i gestori idrici monitorano, in particolare in Veneto, la presenza di PFAS nelle acque. Resta importante quindi, anche per tutti i privati, soprattutto nelle zone a rischio, controllare le acque che non derivano dall’acquedotto, anche e soprattutto se vengono impiegate ad uso umano, per lavarsi o per l’irrigazione dei campi.

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